martedì 21 maggio 2019


IMMANUEL KANT

La vita

Immanuel Kant nacque nel 1724 da una famiglia di origine scozzese a Königsberg, nella Prussia orientale. Egli è il quarto di dieci fratelli, di cui sei morti in giovane età. La condizione economica della famiglia legata al lavoro del padre Johann Georg Kant, sellaio, e ad una piccola rendita portata in dote dalla madre, Anna Regina Reuter, permette solo al figlio più promettente, Immanuel, di continuare gli studi fino all'Università. Probabilmente per questo i rapporti tra Immanuel e i suoi fratelli si faranno sempre più sporadici nell'età adulta. Pare inoltre che Kant non gradisse le continue richieste di denaro da parte delle sorelle, invidiose della differente condizione economica raggiunta dal fratello filosofo. Dopo una prima formazione presso un Collegio, proseguì con gli studi di filosofia, matematica e teologia presso la sua città natale e, laureatosi, divenne precettore presso alcune case private. Ottenne dapprima la libera docenza presso l’Università di Königsberg ed, infine, fu professore ordinario di logica e metafisica presso lo stesso istituto. Morì nel 1804 a Königsberg. 
La Critica della ragion pura
Kant scrisse la Critica della ragion pura dopo oltre trentacinque anni di studio, al termine di una lunga elaborazione, ma stese l’opera di getto, in pochi mesi, a dispetto della grandissima mole da cui è costituita.  In quest’opera il filosofo si è posto l’arduo compito di analizzare criticamente i fondamenti del sapere, che a quel tempo erano dimostrabili nella scienza e nella metafisicaMentre per la scienza (matematica e fisica) i risultati conseguiti non facevano porre dubbi sulla loro validità, la metafisica appariva come un sapere incerto. Kant cominciò a chiedersi se esistessero delle condizioni che potessero elevare la metafisica a scienzaArriva alla conclusione che, alla base della scienza, risiedono dei principi assoluti e immutabili, i giudizi.
Secondo Kant, i giudizi si distinguono in 3 tipologie:

  • ANALITICI: in essi il predicato esplicita solo il contenuto del soggetto; essi possiedono universalità e necessità ma non accrescono il sapere;
  • SINTETICI A POSTERIORI: in essi il predicato aggiunge novità al soggetto; essi accrescono il sapere ma sono particolari e contingenti;
  • SINTETICI A PRIORI: essi accrescono il sapere e sono dotati di universalità e necessità;

Nei giudizi sintetici a priori si possono distinguere: 

  • L'aspetto materialele impressioni sensibili che il soggetto riceve passivamente dall'esperienza;
  • L'aspetto formalele modalità con cui la mente ordina attivamente le impressioni;

Kant asserirà di aver compiuto una vera e propria rivoluzione copernicanacosì come Copernico aveva ribaltato il rapporto tra la Terra e il Sole, lui stesso aveva cambiato il
rapporto tra soggetto e oggettoL’uomo non è più spettatore passivo dinanzi alla natura ma imprime ad essa l’ordine e le leggi da lui stabilite.

La “critica della ragion pura” è dunque così suddivisa:
1) Dottrina degli elementi --> studia gli elementi della conoscenza. 
Essa è a sua volta suddivisa in Estetica trascendentale e Logica trascendentale:
  • L’estetica trascendentale --> studia la sensibilità, su cui si basa la matematica. 
  • La logica trascendentale --> comprende invece una parte detta Analitica (che studia l’intelletto in relazione ai fenomeni della fisica) e una parte detta Dialettica (che studia la ragione in relazione alla metafisica). 
Dialettica trascendentale --> studia la ragione e cerca di superare i limiti dell'esperienza attraverso:

  • L'unificazione dei dati del senso interno (idea dell'anima); 
  • L'unificazione dei dati del senso esterno (idea del mondo);
  • L'unificazione dei dati del senso interno ed esterno (idea di Dio);

2) Dottrina del metodo --> studia e determina il metodo della conoscenza.



La Critica della ragion pratica

In questa sua seconda opera Kant affronta il tema della “moralità”. 
La ragione serve infatti anche all’azione. Quindi essa è teorica, ma anche pratica.
La ragion pratica può dunque essere pura o pratica. Quest’ultima concerne la moralità.

Secondo Kant la ragion pratica pura, a differenza di quella teorica, non ha bisogno di essere criticata poiché ubbidisce a leggi universali.  Invece quella empirica, poiché fornisce “massime di comportamento” dall’esperienza, concerne poco la morale. In pratica nella ragione teorica non si può andare oltre l’esperienza, e in quella pratica l’esperienza non va considerata. 
Kant è convinto che esista una legge morale a priori valida per tutti, corrispettiva dei “giudizi sintetici a priori” della ragione teorica.
Egli sostiene infatti che la mente umana segua dei principi pratici che si dividono in:
1) massime (validità soggettiva ES: alzarsi presto per far ginnastica);
2) imperativi (validi per chiunque, quindi oggettivi);

Gli imperativi possono essere:
1) imperativo ipotetico: se vuoi…devi….(a sua volta questo tipo di imperativo si divide in regole dell'abilità e della prudenza);
2) imperativo categorico: che ordina un “devi” assoluto. Solo in esso risiede la moralità.

La Critica della Ragion Pratica si divide in due parti: Analitica e Dialettica. In questa ultima parte Kant si chiede infine come raggiungere l’ideale di dovere, cioè la totale conformità alla
legge morale. 

L’etica kantiana si basa sui seguenti postulati:

  • Il mondo è fenomenico (meccanicistico) e noumenico (libero), in mezzo al quale vi è l’uomo;
  • L’immortalità dell’anima è l’unico modo per raggiungere la perfezione;
  • La necessità di un giudice che soppesi virtù e felicità porta a Dio.

La Critica del giudizio
E' la terza critica di Kant ed introduce i temi pre-romantici. E' presente, per esempio, il tema della natura (rapporto uomo-natura) e l'altra tematica centrale è quella artistica (arte e bello estetico). Questa opera è stata vista come l'eco dei valori pre-romantici.  
La critica del Giudizio (inteso come facoltà) è divisa in due parti: la critica del giudizio estetico e la critica del giudizio teleologico. Nella prima Kant riflette sul bello, e su cosa ci fa dire che una cosa è bella. Collegato a questa sezione è il tema del sublime e la differenza tra una cosa bella e una cosa sublime. Nella seconda parte (giudizio teleologico/finalistico), Kant si concentra sulla finalità della natura (troviamo un fine/scopo nei fenomeni naturali, alcuni, non tutti). Egli distingue due tipi di giudizi: giudizio riflettente e giudizio determinante. Quest'ultimo è per Kant il giudizio dove è dato l'universale e non bisogna fare altro che sussumere il particolare sotto l'universale. Quello riflettente è invece il giudizio dove, avendo il particolare, bisogna trovare l'universale (la legge universale). I principi universali dell'intelletto (ragion pratica) erano l'ossatura per riconoscere i fenomeni naturali. 
La bellezza si manifesta attraverso un piacere. Kant distingue il piacere dal piacevole. Il piacevole, infatti, è ciò che stuzzica i sensi; il piacere è più profondo, coinvolge direttamente la nostra facoltà di Giudizio.  Il bello secondo Kant non è il buono. L'oggetto bello è la finalità soggettiva. Il sublime è, invece, espressione di un sentimento. Il bello nasce dal piacere, il sublime nasce dal dispiacere. Esistono due tipi di sublime: il sublime dinamico e il sublime matematico. Il secondo, quello matematico, nasce dalla contemplazione di qualcosa infinitamente grande; quello dinamico, invece, è proprio degli oggetti che presentano un'infinità potenza.

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