martedì 23 ottobre 2018

GIORDANO BRUNO

La vita

Giordano Bruno nasce a Nola, vicino a Napoli, nel 1548 da una nobile famiglia campana. Sin da ragazzo avverte la vocazione al sacerdozio: compiuti i primi studi a Napoli, all'età di 17 anni entra come novizio nel convento di San Domenico sostituendo il proprio nome, Filippo, con quello di Giordano, e sette anni dopo è divenne sacerdote. Appassionato di teologia e filosofia antica e moderna, dotato di animo irrequieto e fervido, non incline all'accettazione di dogmi senza averli prima analizzati nel profondo, gradualmente matura la convinzione panteistica - ispirata ad Eraclito - che Dio è l'universo pur nella sua molteplicità; ma in tempi di piena Controriforma, i più bui nella storia della Chiesa cattolica romana, la sua teoria gli costa l'accusa di eresia, costringendolo ad abbandonare Napoli. Nel 1599 il cardinale Bellarmino lo sollecita ad abiurare ed egli sembra accettare, ma le sue dichiarazioni appaiono parziali e insufficienti. Dichiarato eretico, è condannato al rogo. Per ordine di Papa Clemente VIII, Giordano Bruno viene arso vivo a Roma, in Campo de' Fiori, il 17 febbraio 1600, all'età di 52 anni. 

Il pensiero

Giordano Bruno è l'artefice della moderna concezione dell'infinito. Egli arriva ad affermare che l'universo è uno spazio infinito costituito da infiniti mondi e sistemi solari. Di qui ne deriva che il nostro pianeta è solo uno tra gli infiniti presenti, e che non è al centro dell’universo, il quale, essendo anch'esso infinito, non ha né centro, né periferia. Tale concezione si fonda sulla tesi che l'universo abbia una causa e un principio primo infinito, la mente sopra di tutto, che si identifica con Dio stesso. Dio inoltre costituisce l'anima del cosmo che informa e plasma la materia e di conseguenza il esso non ha limite, misura o fine. Bruno aveva una visione panteista, in cui Dio coincide con la natura nella sua totalità e creatività senza limite. L'uomo non può arrivare a comprendere l'ordine dell'universo ma in quanto partecipe, può impadronirsi delle sue leggi e conquistarne i segreti. A livello cosmologico, Bruno critica il geocentrismo e nega le teorie aristoteliche di un cosmo composto da sfere cristalline concentriche. La posizione dell'uomo e della Terra nell'universo infinito non occupano più quel posto privilegiato al centro del creato. Bruno crede nell'esistenza di altri mondi abitati, di altre civilizzazioni e nell'esistenza di enti superiori per l'intelligenza dell'uomo.























martedì 16 ottobre 2018


FRANCESCO BACONE


La vita 
Francesco Bacone è l'italianizzazione del nome di Francis Bacon. Il filosofo inglese nasce a Londra il 22 gennaio 1561. Inizia gli studi al Trinity College di Cambridge; prosegue poi al Gray's Inn di Londra l'approfondimento e la formazione in Legge e Giurisprudenza. Diviene un grande e forte sostenitore della rivoluzione scientifica, pur senza essere egli stesso uno scienziato.Vive alla corte inglese. Nei suoi scritti Bacone dimostra complesse metodologie scientifiche, tanto uniche da essere oggi indicate proprio come "metodo baconiano". E' di fatto il filosofo della rivoluzione industriale: la sua riflessione è incentrata nella ricerca di un metodo di conoscenza della natura che si possa definire scientifico, nel senso che vuole e può essere ripetibile; esso parte dall'osservazione della natura e, così come la scienza, è volto al controllo di essa per ricavarne applicazioni utili al genere umano, come erano quelle dell'età industriale. Bacone riprende le idee dei pensatori del '400 italiani - tra cui Leonardo da Vinci - e anticipa quelle di Galileo.
Il pensiero
Per Bacone la filosofia aristotelica è basata sulle anticipazioni della natura, a cui vanno sostituite delle interpretazioni della natura. Le anticipazioni della natura implicano che il filosofo “detti legge”, cioè che fissi le regole della natura in schemi precostituiti e arbitrare, mentre interpretare la natura significa ascoltarla e di conseguenza elaborare dei concetti propri di essa. Sarà dunque necessario un metodo per rifondare il sapere, consentendo quindi di elaborare una nuova interpretazione della natura. Questo metodo si suddivide in 2 aspetti:
–  liberare la mente dalle false nozioni che dominano la conoscenza umana e che le impediscono di conoscere la verità della natura.
–  Elaborazione di un nuovo metodo, di una serie di regole che consentono all’uomo di entrare in un rapporto più diretto e produttivo con la natura stessa.
Bacone formula la teoria degli idòla (deriva dal greco, teoria degli idoli). Per Bacone gli idòla sono dei concetti, delle nozioni, dei modi di vedere le cose, che noi diamo per scontati e che diventano degli impedimenti per conoscere la realtà vera. Li descrive come schermi opachi che si interpongono tra di noi e la realtà, e solo liberandoci completamente di essi, noi diventiamo capaci di conoscere veramente la realtà. La mente deve completamente pulita per aprirsi alla conoscenza di tutte le cose.
 Per Bacone vi sono 4 tipi di idòla:
  • idoli della tribù:
La tribù è vista come la specie umana. Questi sono gli idoli che l’uomo ha inscritto nella sua natura. Sono pregiudizi che appartengono all’uomo come tale. La mente umana ha la tendenza a rappresentare le cose secondo un certo ordine, e a volte stabilisce l’ordine anche dove non c’è. La mente umana tende ad essere influenzata dalle passioni e dagli affetti che incidono sul nostro modo di vedere le cose (per esempio, i ricordi positivi si ricordano di più, i ricordi negativi si ricordano di meno).
  • idoli della spelonca (grotta):
Sono legati ai singoli individui. Questi sono i pregiudizi che ciascuno ricava dalle esperienze, dalle abitudini, dall’educazione ricevuta, e sono quindi personali. Essi riguardano il piccolo mondo che ciascuno ha dentro di sé.
  • idoli del foro o del mercato:
Riguardano il linguaggio. Questi idoli dipendono dal contatto reciproco tra gli uomini. Sono il risultato di certe condizioni e si manifestano nel linguaggio. Il legame tra pensiero e linguaggio è molto forte. La cattiva astrazione è il dare a una parola vari significati, e di conseguenza è inevitabile cadere nell’equivoco.
  • idoli del teatro:
Sono le teorie filosofiche, che non sono altro che delle finzioni, come le rappresentazioni teatrali. Esse tentano di dare delle spiegazioni alla realtà, ma illudono suggerendo qualcosa che in realtà non è.
2) Lo scopo di questo metodo è la conoscenza delle forme.
La filosofia della natura di Bacone è qualitativa, egli raccoglie l’eredità aristotelica, rinascimentale e  magica-ermetica. Forma come struttura ed essenza costitutiva di ogni fenomeno (significato statico). La scienza è sapere di forme. Le forme costituiscono l’alfabeto della natura e conoscendole la si può trasformare, infatti se conosco, posso intervenire. Si arriva a conoscere le forme attraverso l’osservazione dei fenomeni, questo è un metodo induttivo che risale dal particolare all’universale.

Bacone invece utilizza il metodo di induzione per eliminazione, eliminando le ipotesi che l’esperienza diretta smentisce, individuando così la vera causa di un certo fenomenoIl punto di partenza sarà dato dall'osservazione qualitativa, e in seguito a questa si dovranno raccogliere dei dati in modo minuzioso in tavole o tabelle (di 3 tipi):
– tavola di presenza: vi verranno classificati tutti i casi in cui la natura o cosa, di cui si ricerca la forma, è presente. Se la natura di cui vogliamo conoscere la forma è il calore, nella tavola di presenza si segnaleranno tutti i casi in cui si percepisce calore.
– tavola di deviazione: vengono registrati i casi in cui si nota l’assenza della cosa o natura di cui si cerca la forma, per evitare un elenco infinito si segnalano solo i casi affini a quelli in cui invece si è segnalata la presenza della natura in questione. Con riferimento al calore, se ne registrerà l’assenza nei raggi lunari che hanno una certa affinità con quelli solari, che invece apportano calore.
– tavola dei gradi: qui vengono registrati tutti i casi in cui la natura in questione è presente in gradi differenziati, per esempio alcune sostanze hanno predisposizione al calore maggiore di altre.
 Sulla base del confronto si formula una prima ipotesi, che si verifica sperimentalmente. Questo processo permette di escludere ciò che è sbagliato. Alla fine di questa ricerca ci si trova di fronte all'istanza cruciale. L’esperimento cruciale ha senso se ci sono almeno 2 ipotesiOrdinato il materiale osservativo nelle tavole, può avere inizio l’induzione vera e propria, che permette di individuare che cosa sia presente quando la natura in questione è presente, che cosa sia sempre assente quando la natura in questione è invece assente e infine che cosa cresce o decresce in tutti i casi in cui essa cresce o decresce. 
GALILEO GALILEI



La vita

Padre della scienza moderna, Galileo Galilei è il gigantesco pensatore grazie al quale si diffuse un nuovo modo di fare scienza, fondato su un metodo solido non più basato sull'osservazione diretta della natura, bensì sull'utilizzazione degli strumenti scientificiNato a Pisa il 15 febbraio 1564 da genitori appartenenti a quella che oggi chiameremmo media borghesia, Galileo compie i primi studi di letteratura e logica a Firenze dove si trasferisce con la famiglia nel 1574. Nel 1581 per volere del padre si iscrive alla facoltà di medicina dell'Università di Pisa, ma per questa disciplina non mostrerà un vero interesse. Lasciata dunque l'università pisana fa armi e bagagli e ritorna a Firenze. Qui sviluppa una passione per la meccanica cominciando a costruire macchine sempre più sofisticate, approfondendo la matematica e compiendo osservazioni di fisica con la guida di Ostilio Ricci. Col passare del tempo formula alcuni teoremi di geometria e meccanica. Dallo studio di Archimede nel 1586 scopre la "bilancetta" per determinare il peso specifico dei corpi (la  bilancia idrostatica). Nel 1593 Galileo viene chiamato a Padova dove la locale Università gli offre una prestigiosa cattedra di matematica, geometria e astronomia. Nel 1599 comincia ad orientarsi verso la teoria copernicana del moto planetario, avvalorata dalle osservazioni effettuate con un nuovo strumento costruito in Olanda: il telescopio. La scoperta di un centro del moto che non fosse la Terra comincia a minare alla base la teoria tolemaica del cosmo. Le teorie astronomiche di Galileo Galilei vengono ben presto ritenute incompatibili con le verità rivelate dalla Bibbia e dalla tradizione aristotelica.

Il pensiero

Immagine galileiana della scienza: la scienza non è più un sapere al servizio della fede, non dipende dalla fede (a Galileo non interessa dimostrare l’esistenza di Dio).
Galileo è considerato il primo scienziato in quanto stabilisce le regole del metodo. Egli divide la scienza e la fede:
  • la scienza si basa sull'esperienza;
  • la fede si basa sull'autorità delle scritture;

La scienza è autonoma dalla fede. La scienza ha come oggetto il particolare quindi nel metodo è giustamente atea (considera quel particolare in quanto tale, cioè separato dal resto). La fede cristiana considera invece la totalità, quindi il nesso tra il particolare e il tutto (ogni particolare è ricondotto a Dio – es. Gesù riconduceva il chicco di grano al Padre). La scienza non è un sapere dogmatico. Dogma --> immacolata concezione, verità accettata;

La scienza di Galileo è dunque la scienza di un realista. La scienza è per Galileo la descrizione vera della realtà. 

La scienza oltre a darci una descrizione vera della realtà può raggiungere gli oggetti, ed essere così oggettiva. La scienza è oggettiva perché s’interessa non delle qualità soggettive (colori, odori, sapori ecc.) che variano da uomo a uomo, bensì di quegli aspetti dei corpi che, essendo quantificabili e misurabili, sono uguali per tutti. Essa potrà essere vera solo se saprà dividere le conoscenze e le qualità oggettive e soggettive. Dovrà affidarsi solo a quelle oggettive; descrive la realtà (in termini matematici); ed essa è conoscenza e non ‘pseudo-filosofia’ perché descrive le qualità oggettive (cioè primarie) e non quelle soggettive (secondarie) dei corpi. Lo scopo della scienza è quello di consegnare all'uomo il dominio della realtà, quindi non esiste la scienza senza l’uomo. La scienza deve essere in funzione dell’uomo. Il problema che nasce è chi è l’uomo (figlio di Dio, unico e irripetibile). Allora l’uomo è la fonte di ogni diritto (altrimenti sarebbe il potere), non è lecito pensare che la scienza non abbia come limite e come sorgente il mio diritto; la scienza non affronta le essenze delle cose (il cos'è delle cose) ma è conoscenza oggettiva delle ‘affezioni’ o qualità quantificabili e misurabili dei corpi.
MONTAIGNE

La vita

Viaggiatore e moralista antesignano del "filosofo ideale" degli illuministi, Michel de Montaigne nacque il 28 febbraio 1533 nel castello di Montaigne nel Périgord in Francia. Educato dal padre in modo del tutto libero ed esente da inutili costrizioni, imparò il latino come lingua materna da un precettore che non conosceva il francese. Studiò diritto e divenne consigliere nel parlamento di Bordeaux (1557). Nel 1580 egli pubblicò i primi due libri di quelli che divennero i celeberrimi "Saggi", di cui usci una prima edizione in due libri nel 1580. Sempre nel '71 Montaigne lasciò la Francia e viaggiò in Svizzera, in Germania e in Italia dove, a Roma, trascorse l'inverno 1580-1581. Nominato sindaco di Bordeaux, ritornò in patria, ma le cure della carica non gli impedirono di attendere allo studio e alla meditazione.

La riflessione di Montaigne si colloca in un momento di profondi rivolgimenti nella cultura e nella storia europea, ed egli può dirsi testimone per eccellenza della crisi dei valori e del sistema di conoscenze scientifiche e filosofiche avvertita nell'Europa della seconda metà del Cinquecento: da un lato, la caduta del geocentrismo, la critica ai principi di Aristotele, le innovazioni mediche dimostravano la provvisorietà di ogni acquisizione umana nelle scienze; dall'altro, la scoperta del continente americano imponeva la riflessione su valori morali fino ad allora giudicati eterni e immutabili per tutti gli uomini. Lo sconvolgimento dell'orizzonte culturale convince Montaigne che il cambiamento non è uno stato provvisorio cui possa succedere un assestamento definitivo del mondo umano: la mutevolezza si rivela infatti espressione tipica della condizione umana, impossibilitata a raggiungere verità e certezze definitive; di qui ha origine lo scetticismo montaignano, la critica alla ragione stoica che, fiduciosa nella propria capacità di essere il veicolo della liberazione umana, non si accorge di essere a sua volta determinata da consuetudini, influenze geografiche e storicheI filosofi a cui aspirava furono Seneca, per il suo stoicismo e la sua razionalità, Catone per il rifiuto alla tirannide, e Plutarco per la sua profondità etica. Fondamentali furono però gli scettici: è la sua preferenza alla volontà razionale contro le passioni che spingono sovente al fanatismo.

Il pensiero

Lo scopo della filosofia, secondo Montaigne, non è il raggiungimento della verità, ma la sua infinita ricerca. Seguendo la lezione dello Scetticismo, egli ritiene che soltanto l’esercizio continuo del dubbio possa liberare l’uomo dalla presunzione del sapere. Il fondamento di ogni conoscenza è allora, per il filosofo, la conoscenza di se stessiCome Socrate, il pensatore francese assume su di sé il compito di indagare e descrivere la condizione umana. Persuaso  che ogni singolo uomo porti in sé la forma dell’essenza umana, Montaigne traduce la domanda ‘’che cos’è l’uomo?’’  in ‘’che cosa sono io?’. Il filosofo è convinto dell’universalità della natura umana. Una comune condizione di precarietà e fragilità si specifica in forma diversa in ogni essere umano. Pertanto, egli sostiene l’uguaglianza di tutti gli uomini e la pari dignità delle culture. Il filosofo riconosce l’origine sociale della stessa coscienza morale, secondo cui ‘’quello che è fuori dai cardini della consuetudine, lo si giudica fuori dai cardini della ragione’’. Montaigne è anche il primo filosofo moderno a difendere le ragioni del relativismo culturale. 
CAMPANELLA


La vita

Tommaso Campanella (Stilo 1568 - Parigi 1639) fu, con Telesio e Giordano Bruno, uno dei maggiori rappresentanti del pensiero italiano rinascimentale. Entrato adolescente nell'ordine dei Domenicani  dedicandosi con passione allo studio delle discipline filosofiche e scientifiche. Influenzato da Telesio, nel 1592 , accusato di pratiche magiche, subì il primo processo ecclesiastico conclusosi con l'intimazione di abbandonare le dottrine antiaristoteliche.Mosso da confusi ideali millenaristici, ordì le fila di una congiura tesa ad instaurare una repubblica teocratica immaginata come inizio di un generale rinnovamento del mondo. La scoperta della congiura (1599) gli costò la condanna al carcere per tentata ribellione ed eresia da parte dell’Inquisizione. Evitata la pena capitale simulando la pazzia, per 27 anni rimase prigioniero nei Castelli di Napoli e in questo periodo di forzata inazione compose molte delle sue opere principali. Ottenuta infine la libertà, ma osteggiato da molti a Roma, vi condusse una vita difficile per qualche tempo, finché fu costretto a rifugiarsi in Francia, dove fu accolto con favore fino alla sua morte.

Il pensiero

Campanella accoglie in sé e cerca di fondere in sintesi gli elementi della filosofia rinascimentale, i cui elementi principali sono l’opposizione all'aristotelismo, l’esaltazione della dignità umana, la concezione dinamica dell'essere, e anticipa inoltre il principio dell'autocoscienza.Alla base del suo pensiero sta la concezione delle tre primalità dell'essere (potenzasapienzaamore) presenti in ogni ente (specchio della Trinità: il Padre=la potenza, il Figlio=la sapienza, lo Spirito=l'amore), e che costituiscono i fattori più intimamente costitutivi delle cose, analogamente ai trascendentali della Scolastica (esistenza, verità, bontà).

La cosmologia di Campanella, influenzata da Telesio ma non priva di originalità, concepisce la natura come animata (panpsichismo): non solo la natura è vivente anche nel suo livello apparentemente inorganico, ma è anche in qualche modo cosciente in ogni sua articolazione; ogni ente infatti possiede una certa autocoscienza per cui tende al fine avvertendo di tendervi. In tal modo tra il cosmo e l'uomo non esiste una lontananza fredda, funzionale a un dominio tirannico dell'uomo sulla natura, ma una comunione, una familiarità avvolgente. L'uomo, vero microcosmo, consta di corpo, spirito e mente: caldo e fluido lo spirito, immortale e incorporea la mente il cui apice è la libertà.

La morale di Campanella si basa sul concetto che il bene per l'uomo è innata tendenza, che acquista i caratteri della moralità per l'intervento della libertà; cosicché l'autoconservazione, espressa dall'auto-volizione, si rivela fondamentalmente volizione o amore di Dio, perché la persona ama in sé l'Essere Supremo di cui partecipa. La religione è l'espressione più completa di tutte le virtù e trova la sua giustificazione profonda non in una sanzione esterna, ma nella costituzione metafisica dell'uomo che tende verso il Creatore come al suo fine.  

La concezione politica di Campanella è espressa ne La città del Sole (1602), ipotesi di una società ideale che rispecchia pienamente l'ordine razionale e nella quale domina la virtù e vige la comunanza dei beni, e, per altro verso, negli scritti propriamente politici che prospettano uno Stato di impronta teocratica con a capo il pontefice. A differenza dell'utopia di Tommaso Moro che è stata detta una utopia della libertà e della tolleranza, quella di Campanella è una utopia dell'ordine, di stampo totalitario e intollerante. In essa beni e donne sono comuni, per garantire unità e armonia; il lavoro è ridotto a quattro ore al giorno, l'educazione avviene in modo semplice osservando dipinti murali, la procreazione è regolata in modo minuzioso per assicurare un miglioramento della razza. La religione è gestita da tre supremi sacerdoti, che devono obbedienza incondizionata al ‘Grande Metafisico’, una sorta di Dio in terra; adora Dio, ma dà ampio spazio all'astrologia. Dice comunque di essere vicina al Cristianesimo, benché sulla vita eterna e sul peccato originale sia quanto meno ambigua.